Abstract
Within the framework of an aesthetic hermeneutic we offer an interpretation
of the altarpiece of Isenheim di Grünewald a work with layers of
interpretation regarding religious life and experience, within precise historic,
literary, and artistic parameters. The work is viewed as part of a unified
project, with its own original semantic in which biblical references
converge with various key texts critical to the religious context into which
Isenheim was born. Based on a clear knowledge of dogma and on an intense
religious sentiment, the work was made momentous by the radicality
of its regard for suffering and hope and by its intention to incite
spiritual edification aimed at conversion and contemplation. It proposes
an interior way to interpret suffering and faith, one which is existential
and tragic and that fascinates and touches us even today.
Ut pictura poesis
Dinanzi alle grandi opere d’arte siamo affascinati e giudici come
davanti alla vita ed impostiamo il processo che si fa analisi dei
dettagli e giudizio di bellezza o mediocrità.[1] Dinanzi al polittico dell’altare
di Isenheim[2] di Matthias Gothart Neithart (o Nithart) detto Grünewald[3] il processo si fa ardito. Così poco sappiamo di lui, delle sue scelte,
la sua identità è discussa, la sua scelta confessionale, cattolico o protestante,
messa in dubbio.[4] Questo non ci esonera dal fare analisi e confronto
con altre opere e con il contesto storico.[5]
La forma prediletta da molti pittori del tempo di Grünewald e da
Bosch in primis è il trittico. I Trittici di Bosch hanno un unico tema
entro cui si moltiplicano le scene.[6] Una scelta che evidenzia la pittura
come forma di scrittura, il quadro è un libro e traduce in modo originale
il detto rinascimentale “Ut pictura poesis”. Anche il polittico di Grünewald
appare come un libro, una stratificazione dell’interpretazione della
vita e dell’esperienza religiosa. Una interpretazione originale entro precisi
parametri storici in un contesto di letteratura e d’arte religiosa. Di
questo libro è possibile fare una lettura non relegabile all’uso liturgico
della sequenza delle aperture secondo il calendario delle festività di cui
resta arbitraria la determinazione. Si caratterizza come una rappresentazione
continuata che, già secondo Reale, appare una rappresentazione
ipotattica e non parattattica.[7] Già nell’arte religiosa medioevale vi era
la figurazione di eventi biblici o di santi, costruita con le caratteristiche
ideogrammatiche di sermoni e, nel primo contesto della riforma, la pittura
si articola come una esposizione del testo biblico. Nel contesto luterano
matura la tendenza a mettere insieme testo ed immagine e a fare […]
[1] Cfr. C. GUERRIERI, Estetica Ermeneutica, CNx, Roma 2015.
[2] Il polittico era nella chiesa del monastero dei monaci antonini e dei malati che
erano lì accolti. Esposto al pubblico nel 1920 a Monaco fu considerato emblematico
dello spirito germanico e ne scriveranno Rilke, Mann, Broch, Canetti, Musil. Attualmente
è al Museo Unterlinden di Colmar.
[3] Grünewald (Wurzburg 1480 c. – Halle 1528). Cfr. F.- R. MARTIN, Grünewald e la
sua arte, in F.-R. MARTIN – M. MENU – S. RAMON, Grünewald; trad. it. da E. Villata, Jaca
Book, Milano 2012, pp. 12–35. Diversa proposta biografica in Rieckemberg, condivisa
da G. REALE, I misteri di Grünewald e dell’Altare di Isenheim. Una interpretazione storicoermeneutica, Bompiani, Milano 2006, pp. XVII–XXV.
[4] Tra i suoi beni una cassetta con un Nuovo Testamento, prediche di Lutero e I dodici
articoli della fede cristiana dei contadini tedeschi.
[5] Cfr. C. GUERRIERI, Tra transitorietà e perennità, in M. DAL BELLO, Grünewald. Horror
e visione, Melangoli, Roma 2022.
[6] Bosch dipinge un universo grottesco, con un tono ironico e beffardo. Carnalità e
visioni fantastiche si mescolano ai demoni e la condizione umana è rappresentata, nel
suo svolgersi nella quotidianeità come insensatezza, articolando una riflessione ermeneutica
della condizione umana, Cfr. Trittico del fieno e Trittico delle delizie.
[7] Cfr. G. REALE, I misteri di Grünewald, cit., p. XXVI.
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